Ambiente: nulla da festeggiare

L’aria in Piemonte durante i primi mesi del 2023 è in netto miglioramento rispetto al 2022?

A livello ambientale il Piemonte è una delle realtà più virtuose d’Europa? Ha già riciclato una percentuale di rifiuti superiore a quella richiesta dall’Unione Europea entro il 2035?

Sui giornali locali e nazionali sono recentemente stati pubblicati articoli dai titoli trionfanti in merito alla situazione ambientale in Piemonte, alla diminuzione della siccità, al miglioramento dell’aria e alla gestione dei rifiuti; il Presidente della Regione Alberto Cirio commenta con entusiasmo i dati raccolti all’interno della regione in merito a Rifiuti e qualità di Acqua ed Aria.

Negli articoli si illustrano miglioramenti in tutti gli ambiti che, a nostro parere vanno “presi con le pinze”. I progressi ottenuti sui valori medi delle polveri sottili, ossidi di azoto e sul numero dei superamenti delle soglie, provengono da un confronto tra i primi mesi dell’anno corrente con i primi mesi dell’anno passato: nel 2022 si registravano valori record al di sotto dei quali è stato semplice trovarsi oggi; nulla di cui essere felici, il cambiamento è troppo poco significativo e potrebbe peggiorare nei prossimi anni. In altre parole non vi sono sforzi reali per mutare il modello di sviluppo iperproduttivo ed estrattivista: le proiezioni future, qualora non si ottenesse un cambiamento in ottica sostenibile, non sono per nulla rosee.

Un altro motivo per non festeggiare è che si tratta di una media calcolata sull’intero territorio regionale, (montagne e valli comprese), priva cioè di un reale focus sui singoli territori più colpiti dall’inquinamento.
Se scendiamo nel dettaglio, nell’agglomerato di Torino nei sette mesi che vanno dal 15 settembre 2022 al 15 aprile 2023  il livello arancione del “semaforo anti-smog” è stato acceso per 40 giorni su un totale di 212, una percentuale del 19%. (Legambiente-ANSA).

Ingiustificata anche l’affermazione di Cirio, sul presunto virtuosismo piemontese riguardo la gestione dei rifiuti. Vogliamo ricordare come spunto i 40 ettari di terreni sequestrati nelle province di Cuneo, Asti e Torino nel marzo 2021, quando furono scaricate illegalmente tonnellate di fanghi di impianti civili, industriali e altri rifiuti. Emersero abnormi concentrazioni di plastiche e mercurio in seguito alle analisi sul terreno e alle indagini nei confronti della “Olmo Bruno” di Magliano Alfieri (azienda del Gruppo Egea ora sull’orlo del fallimento).

Per riassumere, sebbene qualche leggerissimo miglioramento a livello regionale sia innegabile, ciò non  giustifica l’esultanza delle istituzioni: occorre pensare e realizzare strategie efficaci in ottica di reale transizione e non di contenimento. La strada è tortuosa se si tiene conto del fatto che il governo Meloni ha stracciato alcuni accordi europei tra cui lo stop ai finanziamenti pubblici per i combustibili fossili (Cop26-Glasgow).
Come sempre il punto di vista di chi grida vittoria non include un’analisi globale, ma è focalizzata sul cortile di “casa propria”; ma l’ambiente è uno solo e per curarlo non devono esistere confini.

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