Grazie alle segnalazioni della popolazione sono stati recentemente scoperti svariati ettari di terreni, incolti e agricoli,contaminati da metalli pesanti, idrocarburi e plastica. Sostanze incompatibili con l’uso agricolo e soprattutto dannose per la salute umana. Tra le province di Cuneo, Asti e Torino, infatti, l’impresa Olmo Bruno di Magliano Alfieri, avrebbe sversato tonnellate di fanghi di depurazione di impianti civili ed industriali direttamente nei campi appartenenti a proprietari compiacenti. Una vera e propria bomba inquinante e tossica: si tratta di rifiuti provenienti da Piemonte e Liguria che, come emerso dalle analisi, non venivano sottoposti ai lunghi processi di depurazione (90 giorni) che avrebbero consentito l’abbattimento di sostanze nocive. La compressione dei tempi di lavorazione permetteva quindi di ricevere e smaltire elevate quantità di prodotto ogni giorno al fine di aumentare i profitti a medio-lungo termine.
Essendo EGEA partecipata da vari enti pubblici, tra cui il comune di Alba, a maggior ragione è doveroso domandarsi come la direzione non s’accorgesse di ciò che avveniva, visto anche il coinvolgimento di alti quadri dirigenti della azienda di Magliano. E’ lecito anche chiedersi se lo stesso modus operandi non venga riprodotto altrove. Attendiamo risposte chiare e trasparenti da EGEA e dal comune di Alba, perché tutto ciò è un danno alla salute collettiva, oltre che
all’ambiente.Altro fatto non meno inquietante, motivo per il quale, forse, dagli interessati e dal mondo politico giungono soltanto sbrigativi commenti e silenzi assordanti, riguarda il coinvolgimento di una persona legata
alla ‘ndrangheta, già agli arresti, che avrebbe avuto un ruolo centrale nel traffico illecito. Un traffico che fruttava 1,5 milioni di euro l’anno di profitti. Cifra probabilmete sottostimata, in quanto calcolata sulla base delle quantità di fanghi in entrata dichiarate dalla Olmo Bruno. Il danno all’ambiente e alla collettività deve essere riparato e risarcito.
I profitti di questo commercio illecito potrebbero essere destinati a famiglie in difficoltà economica o usati per pagare borse di studio a infermieri e medici, visto che questi ultimi, probabilmente, in futuro
dovranno occuparsi anche dei tumori causati da crimini come questo. Con questa brutta storia si è aperto il vaso di pandora. E per evitare che abili mani lo richiudano, bisogna fare in modo che di queste cose se ne parli e che si agisca. E’ una vicenda che non merita di cadere nell’abituale e apatica quiete mediatica e politica della nostra
zona. Si denunci il fatto che molti capitalisti e i loro lacché (dipendenti conniventi, politici, funzionari) si arricchiscono inquinando e facendo ammalare la gente. Si parli di capitalismo mafioso al Nord. E che si dica una volta per tutte che, anche ad Alba, accanto al costosissimo profumo di tartufo e al nauseabondo odore di olio di palma, c’è una terribile puzza di merda.